12. La “Farm Security Administration”: Walker Evans, di Cinzia Busi Thompson
12. La “Farm Security Administration”: Walker Evans, di Cinzia Busi Thompson
Walker Evans (1903-1975) nasce a St. Louis, ma durante la sua giovinezza si trasferisce in diverse città americane. Nel 1922 si laurea alla Phillips Academy in Massachussets, per poi trasferirsi a New York dove, dopo aver fatto i lavori più disparati, lavora per la Public Library. Dal 1926 al 1927 risiede a Parigi dove frequenta corsi alla Sorbona e conduce una vita da bohemien, immergendosi completamente in quella che lui stesso definisce l’”incandescenza culturale”. Anela a diventare scrittore prima e pittore poi, ma riconoscendo i suoi limiti ne abbandona l’idea. Ritorna a New York dove decide di dedicarsi seriamente alla fotografia. Nel 1931 con L. Kirstein, fotografa le architetture Vittoriane di Boston (la foto architettonica rimarrà una costante per tutta la sua vita). Comincia anche la ricerca sulla contraddittorietà nel panorama: la carcassa di un organo campeggia nel mezzo di un terreno dopo un allagamento, una croce sepolcrale bianca si staglia sullo sfondo di case popolari e di un’acciaieria. Nel suo modo di operare c’è un’evidente affinità con quello di Strand, anche per l’anacronistico uso di macchine di grande formato (20×25). Guardando alcune loro immagini è difficile determinare se esse siano state scattate dall’uno o dall’altro. Sue foto vengono pubblicate su libri e riviste e le sue opere appaiono in diverse mostre. Nel 1935 lavora per la Farm Security Administration. Nel 1929 gli Stati Uniti vengono colpiti dalla Grande Depressione durante la quale gli agricoltori si trovano a fronteggiare sia il problema della perdita dei raccolti a causa della cattiva gestione dei terreni –da cui il termine “Dust Bowl” che sta a significare come appunto la terra fertile era divenuta arida- sia quello del drammatico calo del mercato alimentare. Molti agricoltori debbono lasciare la loro terra e cercarsi lavori saltuari altrove. Nel 1933 viene eletto Presidente F. D. Roosvelt che instaura il New Deal (Nuovo Corso) che fra i vari progetti include anche quello di combattere la povertà rurale. La FSA (precedentemente denominata Resettlement Project) fa parte di uno di questi progetti e si prefigge come obiettivo la creazione di una documentazione fotografica e sociologica di come il Governo americano si sta muovendo per curare i disagi agricoli attraverso una modernizzazione dei processi che coinvolgono l’agricoltura. Le sue connotazioni sono chiaramente politiche. A capo di questo progetto c’è Roy E. Stryker che, avvalendosi della collaborazione di circa 15 fotografi, vuole documentare gli sforzi che la FSA compie per questo ambizioso programma. Nel 1936, quando ormai sta per abbandonare lo staff della FSA, assieme allo scrittore J. Agee, vive per diversi mesi con una famiglia povera di mezzadri allo scopo di conoscere meglio le loro condizioni di vita. Da quest’esperienza nasce il libro “Let Us Now Praise Famous Men: Three Tenant Families”, pubblicato nel 1941. Con le sue opere “che parlano da sole”, Evans riesce a staccarsi completamente da ogni connotazione politica fotografando il presente e non un ipotetico futuro positivizzante che rappresentava lo scopo della FSA. “Ero distaccato, libero e devoto a ciò che stavo facendo. Ero in grado di andare in giro, ma non era ciò che si supponeva io dovessi fare. In un certo senso stavo truffando. Vedevo questa come una grossa opportunità per me stesso e stavo sfruttando il Governo Statunitense, piuttosto che essere sfruttato da lui. … Quando mi si chiedeva di fare qualche cosa burocratica o stupida, io non la facevo. Così mi comportavo male. Divenni un anarchico per tutto quello che le leggi sono in ogni caso. …Fotografavo come un matto solo quello che volevo. Non prestavo attenzione alla burocrazia di Washington.” Questo suo atteggiamento lo porta ad uno stato di conflitto con Stryker che lo lascerà andare nel 1937. Durante il periodo di permanenza nello staff della FSA Evans produce il maggior numero di fotografie della sua carriera. Nel 1941 gli USA entrano nella Seconda Guerra Mondiale e, l’anno successivo, il budget della FSA è drasticamente ridotto. Nel 1944 oltre 270.000 negativi e 77.000 stampe, frutto del lavoro dei fotografi della FSA, sono trasferiti alla Library of Congress di Washington. Nel 1940, 1941 e 1959 riceve una borsa dal Guggenheim. Evans comincia a sperimentare un nuovo modo di fotografare: nasconde sotto il cappotto una macchina fotografica 35 mm con la quale “ruba” immagini alla gente nella metropolitana di New York.
Dopo aver collaborato con le riviste Time e Fortune, nel 1965 Evans è nominato professore di grafica presso la Yale University, cattedra che manterrà sino alla sua scomparsa. La coerenza è la principale caratteristica del lavoro di Evans che non vede cambiamenti radicali nello stile, cadute nella commercializzazione o autocompiacimenti. A proposito del lavoro d’Evans scrive Lincoln Kirstein: “I fatti delle nostre case e dei nostri tempi sono mostrati in maniera chirurgica, senza l’intrusione del commento del poeta o del pittore o distorsioni necessarie; essi sono l’unico campo contemporaneo del fotografo. …E’ suo il compito di fissare e mostrare l’intero aspetto della nostra società, il sobrio ritratto della sua stratificazione, il suo antefatto e le sue contraddizioni. Le sue immagini sono algide. Il ritratto di Allie May Borroughs (1936) mostra una donna nei cui occhi è presente un senso di rassegnazione ed un pianto senza lacrime a stento trattenuto, In quelli di suo marito Floyd, seduto sulla soglia della loro baracca in abiti logori, regna una rabbia muta. Le chiese sono disabitate; è solo un caso che i luoghi dove si pratica la fede siano desolatamente vuoti? “… Il serio fotografo esperto sa che il suo lavoro può e deve avere quattro qualità basilari – basilari per il mezzo speciale composto da macchina, obiettivi, chimici e carta: (1) assoluta fedeltà al mezzo stesso. In pratica utilizzo frivolo, franco e puro della macchina intesa come incredibile strumento di attualità simbolica qual è; (2) assoluta consapevolezza dell’illuminazione naturale e senza artifici; (3) precisione nell’inquadratura già attraverso la macchina (la definizione corretta e cruciale dei bordi dell’immagine); (4) maestria tecnica generale, ma non ostruente. Ciò per quanto concerne gli argomenti materiali. Le qualità immateriali, dal regno del soggettivo, includono: percezione e penetrazione; autorità e la sua cugina, la sicurezza, originalità della visione, o innovazione, esplorazione, invenzione dell’immagine. Inoltre, la fotografia sembra essere la più letteraria delle arti grafiche. Essa avrà -a volte ed in realtà- qualità di eloquenza, arguzia, grazia ed economia; stile, naturalmente; struttura e coerenza, paradosso e gioco e chiara contraddizione.
Dalle sue opere ed interviste trapela l’immagine di un uomo che ama ed usa un linguaggio diretto e che non si nasconde dietro a ragionamenti o discorsi contorti, al contrario ama dileggiare coloro che lo fanno. “Sia egli un artista o meno, il fotografo è un giocoso sensuale per la semplice ragione che l’occhio si muove con le sensazioni e non con i pensieri. Quest’uomo di natura è, in effetti, un voyeur, oltre che reporter e spia”. In questa sua affermazioni si possono trovare chiari riferimenti al “bon sauvage” Rousseauviano (eredità dei suoi studi letterari a Parigi) che, a causa degli schemi strutturali imposti dalla società, perde la sua istintività, snaturandosi. Infatti, considera i lavori dei fotoamatori, in molti casi, molto più forti di quelli molto tecnici di professionisti. Se ciò è vero, è vero anche il contrario. Nelle sue immagini le radici americane sono molto profonde e la presenza dell’uomo è spesso mediata attraverso la pubblicità ed i prodotti commerciali. Usa una sorta di stereotipo che caratterizza l’immagine che gli USA danno nel mondo esterno. “È molto pretenzioso, ma sono molto soddisfatto che qualcosa di trascendente appaia in una foto da me fatta, è tutto. È lì, io l’ho fatta. Senza essere in grado di spiegare, lo so assolutamente che qualche volta succede, e lo so dal modo in cui sento l’azione arrivare magicamente, questo è tutto. È come se ci fosse un meraviglioso segreto in un determinato luogo ed io posso catturarlo. Solo io, in quel momento, posso catturarlo, e solo quel momento e solo io.